Intervista al nostro founder & CEO, Gianmaria Monteleone

Brillante giovane imprenditore, founder e CEO della holding di investimento Younitestars SpA, ha ideato e sviluppato il progetto intorno al marchio SENSO, oggi una delle più importanti scale up company italiane.


In questa intervista/confessione racconta molte cose su di sé, in particolare i modi in cui il suo talento per lo sviluppo imprenditoriale si è manifestato sin da giovanissimo, al punto di sperimentare precocemente idee davvero… particolari!



Gianmaria, sei così giovane, eppure vanti una carriera imprenditoriale che è riduttivo definire impressionante. Ci racconti come è cominciato tutto?


Ammetto che avere una storia imprenditoriale da raccontare a 27 anni - età che trovo scritta sulla mia carta di identità in questo momento - mi rende sicuramente orgoglioso del percorso accelerato fatto fino ad oggi, ma la fatidica frase raccontami la tua storia, dimmi qualcosa in più su di te, ancora oggi mi crea una strana soggezione: di fatto sono una persona che non ama parlare molto di sé.


Il mio percorso è iniziato in età adolescenziale, quasi senza saperlo. Eh già, perché l’imprenditoria oggi sono certo sia una forma mentis, non qualcosa che si apprende, non una decisione, bensì quasi un istinto, quella sensazione capace di generare prima coraggio, poi resistenza alla fatica, infine perseveranza nella lunga e tortuosa strada verso il risultato.



Quanti anni avevi quando hai iniziato a “pensare” da imprenditore?


Avevo 13 anni e, complice la famiglia di imprenditori in cui sono nato, mangiavo ogni giorno quello che mi piace sintetizzare come “pane e problemi”; e sapete di quali problemi parliamo? Quelli che oggi chiamiamo execution, quella magica parola che divide il successo dal fallimento meglio di come fece Mosè con le acque del Mar Rosso.


A quei tempi non sapevo praticamente nulla di impresa, frequentavo il Liceo Scientifico di una piccola provincia del Sud Italia, un giovane come molti altri insomma.


Tuttavia la curiosità era il punto di forza latente più importante che avessi. Quella curiosità che mi ha portato ad interessarmi giorno dopo giorno e sviluppare una fame - quella sì che nasce e si genera - insolita per i miei coetanei: la voglia di creare qualcosa e farla funzionare. Così iniziai ad interessarmi alle attività di famiglia e poi in particolare di mio padre, allora attivo nel mondo dell’ho.re.ca.


Nel giro di tre anni circa abbiamo aperto due pizzerie ed un discopub. A questo punto penserete: “beh, un successo”. No, un fallimento totale.

A pensarci oggi, dopo anni, aldilà dei risultati ottenuti, ho avuto molta fortuna, in particolar modo quella di avere la fiducia totale da parte dei miei genitori. Dal nome dell’attività, al menù, al parere sul personale da assumere, alla gestione dell’execution, appunto.



Quindi i tuoi genitori ti hanno realmente consentito di partecipare alle scelte ed alle loro conseguenze?


Assolutamente si. È stato allora che ho imparato cosa vuol dire provarci con tutte le forze a disposizione, fare sacrifici…e fallire. Ho imparato quando la voglia e l’impegno non basta, quando sbagliare una volta non ti garantisce il successo per la prossima, quando la fiducia può essere mal riposta e le aspettative più generali tradite. Ho imparato che i piani, per quanto dettagliati e ragionati, non si realizzano aggiungendo il solo ingrediente dell’impegno.



Bene, dunque l'ho.re.ca è il settore in cui hai fatto le tue prime esperienze.


Non proprio. Praticamente, senza accorgermene, ho realizzato piccole esperienze imprenditoriali nelle passioni che alimentavano la comunità dei miei coetane. Una di queste erano i motori: vivevamo l’epoca del tuning sui motorini ed era un hobby diffuso. Banalmente, creai un gruppo di acquisto per tutte le componenti che utilizzavamo per effettuare queste modifiche: raccoglievo gli ordini di tutti i miei amici, acquistavo il tutto da un fornitore qualificato e marginavo ciò che si generava grazie alle economie di scala.



Questo sì che è istinto imprenditoriale!


Beh, in realtà non è tutto...(sorride) l’altra passione di noi giovani erano i primi amori. È in quell’ambito che nasce la mia prima esperienza di quella che definirei una PDO (vuole intendere, Piccola Distribuzione Organizzata; inutile dirvi quanto sorride ancora). 😄


E continua: avevo intercettato l’esigenza dei miei coetanei di voler acquistare condoms in pezzature inferiori al pacco intero ed abbattere la vergogna che provavano nel recarsi in farmacia o presso i distributori. Dunque pensai di acquistare grossi lotti online e rivenderli al dettaglio: inutile raccontare il potere del passaparola e cosa abbia generato.

Beh, direi fantasioso!

Adesso però siamo curiosi di sapere come continua la storia.


In quegli anni ho sviluppato sempre più interesse per la tecnologia specie con “i telefonini”, poi smartphone, con i quali ho sviluppato un’attività commerciale molto intensa! :-)


Arriviamo così velocemente all’anno 2013: a quel punto avevo 19 anni e frequentavo il primo anno all'Università Bocconi. Iniziavo ad assorbire nozioni cruciali ed un mindset totalmente nuovo; stavo fondando la mia prima startup e-commerce con poche migliaia di euro, grandi idee in testa ed una sana voglia di innovare nel mio paese.


Ho dovuto imparare velocemente ad organizzare il mio tempo, finendo per gestire il mio piccolo business in ogni pausa tra le lezioni, ad ogni pranzo e cena, molte notti e weekends. E poi la crescita dei volumi, le lezioni registrate per i troppi task da svolgere in quel momento, i primi collaboratori, la gestione di un team e delle millemila altre cose che nessuno ti spiega quando vuoi iniziare a fare impresa per la prima volta, per bene.



Quindi, se ho capito bene, hai fondato la tua prima azienda durante gli anni universitari?


Sì, oltre a laurearmi in triennale e specialistica per tempo, in quegli anni sono riuscito a costruire un brand forte ed un team di giovani talenti con il quale ho lanciato un format retail omnichannel: un’esperienza di acquisto dirompente nel settore high-tech. Dato il successo, abbiamo fatto evolvere il format in una catena, sviluppando un modello franchising che, in circa 12 mesi, ha raggiunto un fatturato superiore a 2,5 milioni di euro contrattualizzando oltre 40 boutique in tutte le migliori città d’Italia ed interloquendo con grandi marchi del retail come “Blockbuster” e “Coin”.


Praticamente nel 2017 siamo stati il format franchising in più rapida crescita in Italia. Il primo business cresciuto così in fretta da non riuscire a tenere tecnicamente il controllo, diventando un qualcosa di molto lontano rispetto a quello che avevo come ideale, per cui mi sono trovato a sperimentare anche la mia prima exit, era il 2018.



Ci parli invece di come è nato il progetto di economia circolare che tutti conosciamo oggi?


Bene, a questo punto del mio percorso ero di nuovo sulla linea di partenza, libero di fare delle scelte ma con lo zaino dell’esperienza che iniziava a pesare insieme ad una serie di cicatrici sulle spalle.


Ho concentrato le mie energie su ciò in cui credevo, la possibilità di creare un qualcosa con un fine diverso dal mero profitto, un modo per portare il mio contributo al mondo ed alla società. Così nasce SENSO come progetto di economia circolare, un brand focalizzato sui dispositivi ricondizionati a marchio "Apple".


Decisi di presidiare un mercato che giudicavo agli albori e con un potenziale incredibile, ma decisi di farlo a modo mio, ovvero provando a riscrivere le regole del gioco attraverso lo sviluppo di tutte le opportunità che oggi la tecnologia offre nei processi aziendali e nel potenziamento del talento umano. Non mi sbagliavo visto che oggi, dopo meno di due anni, SENSO è una delle aziende con il più alto tasso di crescita nell’intero mercato europeo e vanta risultati finanziari ad otto cifre.


Da allora, coinvolgendo un numero sempre maggiore di giovani talenti e professionisti qualificati, ho deciso di fondare delle società di investimento, YouniteStars e Nuclear Metrics, focalizzate su una stretta selezione di progetti digitali ad alto potenziale di crescita. La strategia è quella di creare valore aggiunto in ottica “blue oceans”, anche all'interno di mercati stabili dove gli incumbent detengono posizioni in stile anni '90, attraverso la creazione di tecnologie e metodi di lavoro totalmente innovativi.



Cosa ti hanno insegnato tutti i traguardi raggiunti?


In questi anni ho lavorato ad un ritmo di oltre 90 ore a settimana; ho assunto, licenziato, spostato tante sedi, parlato con una e poi centinaia di persone contemporaneamente. Ho chiuso contratti impossibili e ho visto affari certi andare in fumo. Ho lottato, gioito, pianto e perseverato. Mi sono sentito invincibile, altre volte fragile. Ho fatto cose che sognavo e altre che non avrei mai voluto fare.


I traguardi sono niente in confronto ai fallimenti sperimentati lungo la strada. Da qui il piacere di condividere le mie esperienze nello sviluppo di nuovi progetti di start-up e scale-up, offrendo oggi anche un contributo come mentore ed investitore.



Voglio lasciarti parlando di futuro.

Quali sono i tuoi progetti per i prossimi anni?


Immagino un'organizzazione felice. A Milano stiamo costruendo un village d'innovazione di oltre 6.000 metri quadri dove serializzare il nostro modello d'impresa nell'e-commerce e nel digitale attraendo, coltivando e facendo crescere talenti e professionisti dell'economia moderna.


Vogliamo creare un modello d'innovazione sostenibile, capace di restituire valore alla società ed al mondo. Ogni giorno parliamo di Silicon Valley; sentiamo i nomi dei grandi colossi tecnologici come esempi di innovazione sociale-professionale, modelli di innovazione a tutto tondo.


Vogliamo dimostrare che l'Italia ha da dire la sua, oggi come una volta, coinvolgendo un network di persone, partners ed istituzioni capaci di fare rete e generare un valore sinergico pionieristico. Miriamo verso obiettivi molto ambiziosi, pertanto ogni giorno diamo il massimo avvicinandoci sempre più verso di essi.



Riapre la carta d’identità, ha finito di parlare e gli anni sono sempre 27, la strada è ancora lunga.

What’s next? Stay tuned 😉